L’agricoltura europea può fornire contributi considerevoli agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Tecniche di miglioramento genetico di precisione come il genome editing con CRISPR sono strumenti innovativi che possono aiutare a raggiungere questi obiettivi in modo più rapido ed efficiente.
L’attuale interpretazione della legislazione europea, fornita nel 2018 nella Sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea nella causa C-528/16, impedisce l’uso del genome editing per l’agricoltura sostenibile e la produzione di cibo nell’UE.
Una piccola revisione della legislazione europea la potrà armonizzare con il quadro giuridico in altri Paesi e permetterà a scienziati, coltivatori, agricoltori e produttori europei di includere il genome editing tra i loro strumenti per rispondere alle sfide future dello sviluppo sostenibile.
Il nostro pianeta sta affrontando sfide senza precedenti a causa di una popolazione mondiale crescente e sempre più benestante, mentre la biodiversità sta diminuendo ad un ritmo allarmante e la temperatura media sulla terra continua a salire. Per affrontare queste sfide globali, dovremo cambiare mentalità e stile di vita, aumentare gli investimenti nella creazione di conoscenza e facilitare l’uso di tecnologie innovative.
Questo significa anche che l’agricoltura e la produzione di cibo devono diventare più sostenibili. L’agricoltura deve diminuire il proprio impatto ambientale e rispondere prontamente ai rapidi cambiamenti climatici. La siccità è uno dei principali fattori che sta minacciando la produttività agricola, anche in Europa.
Per far fronte a queste sfide sono necessari tutti gli approcci di cui disponiamo. Il miglioramento genetico delle piante può fornire un contributo sostanziale, sviluppando nuove varietà meno suscettibili agli agenti patogeni e più resistenti alla siccità. Questo permetterà agli agricoltori di avere alti rendimenti diminuendo l’uso di acqua e prodotti chimici.
Per sviluppare queste varietà, gli scienziati e i genetisti agrari (breeder) devono poter aver accesso a quanti più strumenti possibili. Fra questi, il più recente sviluppato è il miglioramento genetico di precisione con la tecnologia CRISPR di genome editing. CRISPR infatti permette a scienziati e breeder di sviluppare le nuove varietà in modo più rapido, relativamente semplice e molto più controllato rispetto alle tecniche di miglioramento precedenti.
Esattamente un anno fa, il 25 luglio del 2018, nella causa C-528/16, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che le piante ottenute da tecniche di miglioramento genetico di precisione come CRISPR sono legalmente considerate organismi geneticamente modificati (OGM). Quindi, a differenza dei prodotti di tecniche di mutagenesi molto meno precise, queste piante rientrano nella legislazione sugli OGM. Di conseguenza, anche piante con minime alterazioni genetiche ottenute mediante CRISPR, alterazioni che possono anche avvenire spontaneamente in natura, sono soggette a queste disposizioni. Questo è un grave problema, visto che la legislazione europea sugli OGM presenta un livello normativo irragionevole. Le richieste normative sono semplicemente troppo complicate e troppo costose da ottemperare, in particola per le università e gli istituti di ricerca pubblici e le piccole imprese di miglioramento genetico.
La legislazione UE sugli OGM, emanata nel 2001, non riflette più correttamente lo stato attuale della conoscenza scientifica. Non ci sono ragioni scientifiche per trattare piante con il genoma editato diversamente rispetto a varietà selezionate in modo convenzionale, che hanno alterazioni del genoma simili o più profonde. Le piante che hanno subito modifiche del genoma semplici e mirate per mezzo delle tecnologie di genome editing con CRISPR, e che non contengono nuovi geni di altri organismi, sono almeno altrettanto sicure di varietà derivate dalle tecniche di miglioramento convenzionali.
La legislazione sugli OGM dell’UE è diversa da quella di molti altri Paesi. Questi paesi applicano una legislazione che è molto più adattata allo stato attuale della conoscenza scientifica, esentando le piante che hanno alterazioni che potrebbero anche verificarsi naturalmente o risultare da attività di miglioramento convenzionali. In altre parole, in questi Paesi le piante con il genoma editato non sono soggette alla legislazione sugli OGM, il che permette a scienziati e breeder di usare l’editing del genoma per un’agricoltura e una produzione del cibo più sostenibili.
Di conseguenza, l’impossibilità di produrre piante tramite genome editing in Europa causerà un rallentamento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore del miglioramento genetico europeo. Il risultato sarà che l’ulteriore sviluppo di varietà migliorate in modo più rapido e preciso sarà arrestato in Europa, mentre il resto del mondo abbraccia questa tecnologia.
La differenza nell’approccio normativo probabilmente porterà a interruzioni nel commercio internazionale e avrà conseguenze per la sicurezza alimentare in Europa. Come già detto, piccole alterazioni come quelle introdotte dal genome editing sorgono anche spontaneamente in natura. Quindi non è possibile determinare l’origine di queste piccole alterazioni. Dunque, l’attuale legislazione sugli OGM non può essere applicata ai prodotti importati, in quanto non sarà possibile identificare quale prodotto deriva da genome editing e quale no.
Una piccola revisione della legislazione europea, tramite un’armonizzazione del quadro normativo con gli altri paesi del mondo, è vitale per permettere a scienziati e breeder europei di usare tecniche di miglioramento di precisione come CRISPR come uno degli strumenti per far fronte alle sfide globali di sviluppo sostenibile. Sbloccherà il progresso scientifico per aiutare a portare soluzioni alle sfide che stiamo affrontando.